CORAGGIO IO SONO
La Pasqua e il diritto di cittadinanza
Nella circolarità del calendario delle feste liturgiche e civili quella di Pasqua occupa, agli occhi dei più, il secondo posto. Non ha né il calore né la luminosità del Natale. La poesia di una nascita che si celebra sempre in maniera commossa non trova la medesima partecipazione in una risurrezione che, nonostante i buoni propositi, è percepita come fatto surreale e distante, evidentemente non quotidiano. E poi i giorni di festa e i ponti-vacanza che fanno da coreografia al giorno di Natale sono normalmente una sfida impari con quelli di Pasqua. Il Natale, non ce lo nascondiamo, ci scalda di più il cuore; lo sentiamo più vicino a noi.
Nello scorrere dei giorni tuttavia la Pasqua ha già acquisito il diritto di cittadinanza. Essa avvolge il nostro tempo e silenziosamente compie la sua missione tra gli uomini abbracciandone la vita e sostenendola interiormente. Non fa clamore né si rivela alle folle: come alle origini predilige rivelarsi a persone singole (Gv20,16), a piccoli gruppi (Gv 20,26), attraverso personaggi di ogni ceto sociale, non classificabili in stereotipi precostituiti, a cui il mandato antico ancora oggi è consegnato: i testimoni del Risorto (At 1,8).
La Pasqua, che è la presenza di Gesù vivo, risorto da morte, realizza nell’oggi di ogni epoca la sua promessa: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20b). Il desiderio di Gesù di essere accanto ai suoi, di condividerne la vita fino in fondo, di non lasciarli soli sui sentieri del mondo trova adempimento in coloro che a Lui si affidano davvero. Perché questo avvenga, la fede nella sua Presenza è necessaria. Aprire la porta del proprio cuore, con umiltà e sincerità, è un passo imprescindibile, un atto di fede, forse il primo, affinché il Signore venga e dimori nei discepoli (Gv14,22ss). Attraversata la naturale fase della paura e dello smarrimento che si prova dinanzi alle prove e ai misteri inspiegabili della vita, il testimone si sente, come per grazia, riempito di coraggio “Coraggio, io sono, non abbiate paura!” (Mt 14,22-33).
Ecco pronunciare dalle labbra di Gesù il Nome santo e glorioso di Dio rivelato a Mosè (Es 3,14) e ripetuto dai profeti: “Io sono”. Colui che sembra assente, in verità è presente più che mai, è risuscitato e la sua barca resta comunque la sua barca, sia che lui non vi sia sopra, sia che si trovi su di essa e dorma appoggiato a un cuscino ( Mc 4,37; Mt 8,24). E sempre, quando Gesù ci viene accanto, ancor prima che discerniamo pienamente la sua presenza, ci dice: “Coraggio, non temete!”.
Non è fuori luogo dire che la Pasqua ancor oggi diffonde la sua forza vitale in ogni uomo e donna che affrontano la vita con coraggio. Il coraggio certifica il diritto di cittadinanza della Pasqua. Non s’intende tanto l’esercizio della forza o della caparbietà dinanzi alle difficoltà; quanto piuttosto il non smarrire la speranza, il confidare, che in ultima analisi diventa affidamento al Padre. Il coraggio non ti lascia in balia della paura. Anche la preghiera necessita di coraggio. Papa Francesco lo spiega cosi: “Per pregare davvero, al cristiano serve «coraggio» perché, forte della propria fede, deve arrivare persino a sfidare il Signore trovando sempre il modo di superare le inevitabili «difficoltà» senza dubitare”. E poi, ancor prima, ascoltando Gesù: “tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà” (Mc 11,24). Ci vuole coraggio!
Mi permetto allora, volgendo lo sguardo alla Pasqua, di dire con forza: coraggio! voi che ogni mattina affrontate la giornata camminando in equilibrio su incertezze e attese mai compiute; coraggio! voi che siete stanchi di sostenere nella positività coloro che vi stanno accanto e lottate contro lamentele e disfacimento; coraggio! voi che vi sentite soli, gente a cui nessuno presta attenzione; coraggio! voi che il peccato ha intristito, che la debolezza ha infangato, che la povertà morale ha avvilito; coraggio! voi che conducete una vita percepita come monotona e senza colore ma intanto svolgete con dedizione i vostri doveri e cercate di custodire la vita; coraggio! voi che la sera vi coricate stanchi e vi chiedete il perché di una giornata frenetica; coraggio! voi a cui manca qualcuno che vi capisca veramente; coraggio! voi a cui il coraggio sembra mancare: il Signore è Risorto!
Nell’imminenza di questa Pasqua vi invito a condividere questa esortazione non come un incoraggiamento formale ma come professione di una certezza di fede che ci scalda il cuore e che risuona ancora così: “Noi abbiate paura…. IO SONO……. con voi, ogni giorno”
Buona Pasqua!
Don Adriano