S. Paolo l’ infaticabile Apostolo “di mezzo”

S. Paolo l’ infaticabile Apostolo “di mezzo”

Pellegrini nella Grecia paolina

 

Paolo e Barnaba, Sila e Paolo, Paolo e Timoteo, Tito e Paolo. Non sono semplicemente nomi di persone. Sono nomi di uomini che, come vele avvolte dal soffio dello Spirito, hanno sospinto il Vangelo e la barca della Chiesa fuori dalla Palestina, pochi anni dopo la morte e risurrezione di Gesù, verso il mondo intero. “Paolo e Sila giunsero dapprima a Derbe, poi proseguirono per Listra, dove incontrarono Timòteo, un credente che aveva la madre giudeo-cristiana, suo padre invece era greco. Timòteo era ben visto dai cristiani di Listra e Iconio. Paolo gli chiese di accompagnarli durante il viaggio….” (At 16,1-3) . Paolo è l’apostolo delle genti, il timoniere della missione della Chiesa, scelto dal Signore. Da persecutore dei cristiani prima, diventa compagno e discepolo di Barnaba fino ad essere riconosciuto punto di riferimento di numerose comunità cristiane da lui stesso fondate, custodite e amate. Con amore e sofferenza, con dedizione fedele e forza paterna. In silenziosa curiosità lo scorso mese abbiamo intrapreso il pellegrinaggio attraversando le più importanti città paoline (Tessalonica, Filippi, Corinto) e dove l’Apostolo si è soffermato nel corso della sua missione (Berea, Atene..). Gli scritti paolini e la parola di Dio dell’Eucaristia quotidiana ci hanno offerto spunti per tornare a considerare “le pietre basilari” della fede e della chiesa per la quale Paolo ha donato la vita sino al martirio.

Anzitutto è evidente un grande amore per Gesù, e Gesù crocifisso, servo umile e non prepotente: “Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio (1cor 1,23). La sua vicenda umana, carica anche di sofferenze, “cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; [25] tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. [26] Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; [27] fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità” (2 Cor 11, 24-27) ha trovato sempre la sorgente vitale nel mistero dell’Eucaristia: “io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me. 25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. 26Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga”. (1Cor 11,23-26).

L’amore per Gesù diventa concreto nella vita personale di Paolo e delle Comunità cristiane quando, sopra ogni differenza o tentativo di divisione a causa delle proprie debolezze, ci si sforza di vivere la carità: “la carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, 5non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. 7Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8La carità non avrà mai fine….3Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! (1 Cor 13..).

Essa è veicolo di comunione e aiuta a tessere trame di fraternità come l’Apostolo ricorda con parole cariche di grande affetto ai cristiani di Filippi: “Perciò anch’io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui.(…)Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.” (…) ”Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.” (Ef1;4).

Sorprende come il teologo Paolo scriva del mistero di Dio pensieri profondi e talvolta troppo alti e nello stesso tempo sia capace di calarsi dentro la realtà con una concretezza sorprendente. E’ l’Apostolo “di mezzo” tra l’amore profondo per Gesù che l’ha chiamato a conversione e la dedizione incondizionata alle sue comunità. Nel mezzo come ponte che unisce, parla all’uomo del mistero di Dio e a Dio dell’uomo che vive.  Impariamo a tener insieme la dimensione contemplativa con la dimensione pratica della vita perché giungiamo anche noi ad assumere la forma di vita che il figlio di Dio prese quando venne nel mondo.

Che l’Apostolo delle genti ci incoraggi sempre nel cammino che come discepoli compiamo dietro al Maestro.

                                                                                                                                                    Buon inizio anno pastorale

                                                                                                                                                                               d.Adriano

 

 

 

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