PRONTI … VIA!! Vademecum del corridore:

PRONTI … VIA!! Vademecum del corridore

      alcune regole quaresimali

 

Sono uscito a metà mattina. Ho provato, per liberare la mente dai tanti pensieri della giornata, ad uscire la sera prima di cena. Un’altra volta la sera tardi al termine dell’incontro con i fidanzati. Ogni volta, mentre passeggiavo solitario, ho notato la stessa cosa: gente che corre sulla via del naviglio della Martesana. Alcuni sembrano corridori di professione; altri corrono per diletto; altri ancora, evidentemente, per questioni salutari. La maggior parte di queste persone è munita di ogni accessorio: scarpe apposite da corsa, cinturini o orologi al polso per calcolare andatura e percorso, smartphone al braccio, pantaloni e giacche elasticizzate, antivento o antipioggia…; alcune invece, ma poche persone a dire il vero, sono molto spartane: pantaloncini, felpa e “scarp de tenis”. Tutti corrono o credono di correre: chi in maniera agile ed esperta; chi nello sforzo interminabile di recuperare da una parte sempre nuovo ossigeno dall’altra di tenere a bada i dolori del fisico poco allenato. Un via vai di gente che si incrocia in un andirivieni continuo popola la strada. Per gente che vive in città tra cemento e auto la via della Martesana è uno spicchio di luce, un richiamo lontano di paesaggio rurale. Ed è qui che durante una passeggiata liberatoria ho pensato al tempo di Quaresima come a una corsa, non tanto rispetto alla velocità e alla tempistica o al numero di accessori posseduti, quanto piuttosto rispetto alle virtù necessarie perché colui che corre possa giungere al traguardo. Conoscere la meta, dosare le energie, accettare la fatica, essere perseveranti: sono alcune delle attitudini importanti del corridore e di chi entra nel tempo quaresimale con consapevolezza. La meta sempre antica e sempre nuova è la conversione a Gesù “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio” (Rm 12,2). Essa rivestendoci continuamente dei sentimenti di Cristo (Fil 2,5) custodisce viva nei cristiani la forza del Vangelo che aiuta a trasformare i criteri di giudizio, a ricercare i valori determinanti, a discernere le linee di pensiero per realizzare la fraternità e la pace. L’ andare veloci o l’andare adagio non dipende dall’istinto ma da una valutazione saggia delle proprie energie. All’inizio possiamo pensare di essere pronti e così carichiamo la partenza con impegni e propositi generosi; partiamo a razzo. Poi strada facendo ci sentiamo stanchi e con il fiatone: avvertiamo allora che la tentazione di fermarsi è forte. Anche l’esperienza spirituale ha i suoi tempi da rispettare. Man mano che il fisico si abitua alla corsa e il respiro si fa regolare il corridore accelera il passo e lo mantiene costante fino al successivo momento propizio di cambiare ancora l’andatura. “ Non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato (Rm12, 3). Senza fatica non si cresce, diceva qualcuno, si rimane deboli. Ed è vero. Chi corre lo sa; chi vive bene il cammino di Quaresima lo sa. La fatica ben indirizzata, edifica; spesso fa giungere alle mete prefissate. Oggi non si ha più voglia di far fatica – si sente dire a proposito soprattutto dei ragazzi e dei giovani – non si è più educati a far fatica – sarebbe meglio dire. La comodità piace ed è allettante; è insidiosa e subdola. La comodità che cammina a pari passo con il potere nelle sue diverse forme a lungo andare prosciuga l’uomo. L’uomo interiore, l’uomo spirituale che vive in ciascuno di noi, l’uomo che ha un’anima, si spegne. Assumere la fatica di crescere e di vivere rimane un tesoro prezioso. La tentazione di credere che la fatica sia solo superflua si annida in ciascuno di noi: ci sembra di poter ottenere ciò che desideriamo anche a prezzo scontato. “Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”. 1Allora Gesù gli rispose: “Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto ” (Mt4,8-10). La perseveranza è l’ancora di salvezza per il corridore. Senza di essa ci si ferma, si getta la spugna. Giungono momenti in cui la malavoglia, la pigrizia, il rigetto della fatica, le condizioni metereologiche, le troppe cose da fare, la stanchezza, il mal di testa si presentano con il loro biglietto da visita sul quale c’è scritto: “Perditempo! Agenzia di analisi del fare che non serve” … a niente. La corsa come il cammino della Quaresima e altre cose che facciamo potrebbero servire a niente: dipende dal significato e dal senso che attribuiamo ad esse e dal credo che vi è in noi. Se all’inizio di ciò che si intraprende si crede veramente nella bontà di quello che si fa non ci si deve fermare, si deve perseverare: solo alla fine sarà svelato il tutto, il senso di quelle decine, centinaia e migliaia di passi che avremo posto sul terreno del vivere, sulla strada della conversione. “E’ giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede (2Tm 4,6). A voi tutti, corridori sulla via di Dio, auguro un buon cammino di Quaresima.
d.Adriano

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