Lampi di esercizi che educano l’attesa.
Una delle particolarità di questa stagione è poter osservare nell’aria i numerosi piccoli viaggi delle foglie. Percorrono brevi rotte, sempre verso sud. Come se fossero adagiate su un dondolo invisibile planano lentamente a terra. Stanno in equilibrio precario su fili invisibili. Gli alberi rimangono spogli, derubati della loro chioma. Sono bellissime le foglie dell’autunno: hanno colori che spaziano dal rosso all’arancione, dal marroncino al beige, dal chiaro allo scuro. A ben guardarle non sembrerebbero neppure lontane parenti di quelle che stavano lassù in alto, grandi e verdi, a procurarci tanta benedetta ombra nei periodi caldi e luminosi dell’estate. Di questi giorni, in Oratorio, ne sono scese dai platani a migliaia. Ma la cosa sorprendente è che ora se ne possono vedere solo decine, al massimo qualche centinaio. Le foglie non evaporano nell’aria ovviamente: semplicemente c’è chi ogni giorno le raccoglie, le comprime nei sacchi e le porta via perché il cortile e i campi di gioco siano puliti. Non è certo un lavoro gratificante raccogliere foglie; tuttavia questo mestiere di sapore campagnolo suggerisce alcuni messaggi che, senza presunzione, possono introdurci al tempo di Avvento che sta per iniziare.
Anzitutto chi raccoglie foglie deve avere molta pazienza. I giorni opportuni per la raccolta non sono calcolabili; vengono stabiliti dalla natura stessa. Un giorno di brezza leggera procura più lavoro perché le foglie cadono tutte insieme quasi seguendo il ritmo di una comune e avvolgente musica; un giorno di vento invece suggerisce di astenersi dal lavoro perché esse, come impazzite, fuggono di qua e di là formando vortici frenetici di difficile controllo. L’attesa, la venuta del Signore, ci provoca alla virtù della pazienza: per il semplice fatto che solo Dio sa il come e il quando del compimento. E pazientare non significa dormire: anzi è il vigilare più dispendioso. “Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno nél’ora” (Mt 25,13)
Chi raccoglie foglie poi deve educarsi alla serenità d’animo. La tentazione di diventare malinconici o di deprimersi guardando un cortile chiazzato di foglie che appena quindici minuti prima, grazie al proprio lavoro, lo si era reso come un perfetto campo di golf, si annida fortemente nel cuore e nella mente. Questo succede quando si suppone, in virtù della nostra interpretazione o presunzione, che l’esercizio di attendere stia per terminare. E invece … no: c’è ancora da aspettare. I momenti precisi della caduta delle foglie non è in nostro potere circoscriverli: alcune cadono di buon mattino; altre all’imbrunire e altre ancora quando meno ce se lo aspetta. E proprio per sottolineare che il momento opportuno della discesa è indipendente da noi c’è sempre qualche foglia che, in un albero quasi ormai spoglio, stringe le mani e i denti con encomiabile sacrificio per non lasciarsi cadere. Solo all’ultimo, allo stremo, si lascia andare. Chi attraversa l’Avvento lo deve fare con serenità d’animo raccogliendo ciò che ogni giorno gli viene dato, tanto o poco che sia. Senza pretese e, se occorre, ricominciando da capo il proprio sacrificio.“Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc17,10)
Ciò che rimane importante, per il raccoglitore di foglie, è uscire ogni giorno a lavorare e fare delle scelte. Tutte le foglie in una giornata non le si possono raccogliere. E non si può nemmeno stare a disquisire se dedicarsi a quelle belle o a quelle brutte; a quelle fresche di caduta o a quelle parcheggiate al suolo da qualche giorno. In fondo non sono le foglie ad essere importanti: sono “gli spazi” della vita da gustare e da utilizzare che reclamano di essere in ordine. Capire quelli che oggi, per ciascuno di noi, servono puliti è importante, decisivo. Le foglie cadenti sono un segno della stagione e le si notano solo in Autunno. Sono come quelle passioni, quelle idee momentanee, quei colpi di testa o fuochi di paglia che ci rapiscono a tal punto da renderci indaffarati, impegnati, alienati rispetto al corso normale e semplice della vita dove in realtà si trovano quegli “spazi” esistenziali da custodire di continuo e che sono la ragione vera delle nostre scelte quotidiane. In fondo uno, se ancora gli è dato, non si alza di buon mattino per andare a lavorare ma esce di casa per sostenere la propria vita e quella dei propri cari. La vita vale più del vestito. “Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo ….Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.” (Mt6,19-21)
L’invito che oserei fare è quello di non inoltrarci nel tempo di Avvento catturati dalle foglie stagionali che cadono all’ingresso della nostra casa senza vedere “i luoghi” della nostra vita che necessitano veramente di essere messi in ordine e custoditi. Il Signore viene e verrà per abitare in noi: lo attendiamo anzitutto non con la preoccupazione di chi deve spazzare e raccogliere il fogliame ma con il desiderio e l’attenzione di chi vuole rendere accogliente il cortile, la casa, il cuore. Buon Avvento!
don Adriano